Escursione a Grotta Perciata

Effettuando il periplo di Monte Cofano, attraverso il sentiero costiero, è possibile salire a circa 120 mt sul livello del mare per visitare la Grotta Perciata (forata) che, si suppone, sia stata formata da una serie di eventi carsici ed erosioni eoliche.

La grotta si presenta come una grande cupola alta circa 15 mt e larga 20. Dal suo interno si ammira il mare e il cielo come se fosse un immenso quadro, dai colori forti, che cambiano ad ogni ora della giornata.

Grotta Perciata

E’ possibile raggiungerla da due versanti.

Il primo, più agevole, inizia dalla parte retrostante la Torre della Tonnara, dal lato che guarda San Vito lo Capo. Si prosegue in leggera salita e dopo circa 500 mt si trova un bivio: imboccate quello a destra. Continuate a salire. La vista si allarga sempre più sul golfo di Macari. Un vero spettacolo.

Panoramica sul golfo di Macari durante la salita a Grotta Perciata

All’arrivo troverete una vistosa apertura sul terreno che, grazie ad una serie di rudimentali gradini scavati sulla roccia, vi consente di scendere dentro Grotta Perciata.

Affianco all’imboccatura della grotta si nota un grande fossato dalla forma rettangolare. Si presume sia servito come contenitore di acqua.

L’altro sentiero, decisamente più ripido, consente di raggiungere la grotta dal versante Nord della costa, poco prima della Punta del Saraceno. Dal bivio il sentiero sale veloce e si inerpica sul costone grazie ad una serie di tornanti. A tratti è scivoloso, a causa di una notevole quantità di pietrame. Consigliamo di fare attenzione.

Se vi aggrada, potrete salire partendo dalla Torre della Tonnara e scendere dal versante Nord percorrendo cosi un giro ad anello. Il tutto in non più di due ore di cammino.

 

Discesa sul versante nord

Grotta Perciata è stata classificata come sito di testimonianza paleolitica. Il Laboratorio di Ricerca dell’Università di Trento ha effettuato diversi studi confermando quanto prolungata sia stata la frequentazione della zona. I numerosi strumenti litici in selce che si rinvengono sparsi sono riconducibili essenzialmente a tipologie diffuse durate la fine del Paleolitico Superiore (punte a dorso in primo luogo). La presenza neolitica, testimoniata da alcuni frammenti ceramici con superfici impresse, sembra meno documentata. Al contrario sono piuttosto abbondanti i resti vascolari greci (ceramica a vernice nera), di età romana (anfore e frammenti di ceramica sigillata) e medievali (sia di tradizione islamica che normanna).